ORARI

La Villa è aperta, ogni giorno compresi i festivi.

  • Durante il periodo di vigenza dell’ora legale, e cioè dall’ultima domenica di marzo all’ultimo sabato di ottobre: la biglietteria rimarrà aperta dalle ore 9,00 alle ore 18,00, il cancello sarà chiuso alle ore 19,00.
  • Durante il periodo di vigenza dell’ora solare, e cioè dall’ultima domenica di ottobre all’ultimo sabato di marzo: la biglietteria rimarrà aperta dalle ore 9,00 alle ore 16,00, il cancello sarà chiuso alle ore 17,00.

APERTURA SERALE: I giorni di venerdi, sabato e domenica dei mesi luglio ed agosto la biglietteria rimarrà aperta fino alle ore 23,00, il cancello verrà chiuso alle ore 23,30.

 

Giorni di chiusura: 25 dicembre e 1 gennaio.

 

COSTI

La prima domenica di ogni mese  l’accesso è  libero.

8 marzo: ingresso gratuito per le donne.

 

Per tutti i visitatori il costo del biglietto  è di € 10,00.

 

La tariffa ridotta di € 5,00 si applica a:

  • i cittadini dell’Unione Europea e Svizzera, Norvegia, Islanda, Liechtenstein di età compresa tra i diciotto ed i venticinque anni
  • i docenti delle scuole statali con incarico a tempo indeterminato
  • i cittadini di alcuni Paesi extra U.E.  (Consulta l’elenco)

 

L’ingresso è gratuito per:

  • tutti, la prima domenica di ogni mese
  • tutti  i minorenni.
  •  per altri casi di gratuità apri questa pagina.

 N.B.:  Con l’entrata in vigore del Decreto 27/6/2014, n. 94, che concede il libero ingresso ai luoghi della cultura la prima domenica di ogni mese, è stata abolita la disposizione dell’art. 1 comma 3 lettera e) del D.M. 11 dicembre 1997 n. 507 che prevedeva l’ingresso gratuito ai cittadini dell’Unione Europea che abbiano superato il sessantacinquesino anno di età.

Per le scolaresche è necessario prenotare la visita. Alla prenotazione va unito un elenco con i nominativi degli studenti e degli acconpagnori da presentare, successivamente,  in biglietteria.

 

 BIGLIETTO CUMULATIVO PER VISITARE I SITI DI AIDONE

 

 

 

Puoi consultare la normativa sulle tariffe dei musei e siti archeologici della Regione Siciliana accedendo al sito del Dipartimento dei Beni Culturali ed identita siciliana. Clicca qui.

POSSIBILI DISSERVIZI GIORNO 28 GIUGNO 2016 VEDI QUI

Pagamenti:

Presso la biglietteria è possibile il pagamento mediante POS.

 

IBAN : IT02E0200804625000103205123;  CODICE BIC SWIFT : UNCRITMMPAE;      intestazione: Regione Sicilia – Villa Romana del Casale

Villa Romana del Casale
Strada provinciale 15, Piazza Armerina, Enna
info +39 0935 680036
museo.villacasale@regione.sicilia.it

 

La struttura romana, di epoca tardo imperiale, per la sua eccezionale ricchezza di elementi architettonici e decorativi, è divenuta oggetto di particolare rilievo all’interno del programma di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio della regione siciliana, la cui gestione è oggi affidata al Parco Archeologico della Villa Romana del Casale e delle aree archeologiche di Piazza Armerina e dei Comuni limitrofi, Istituto dell’Amministrazione Regionale dei Beni Culturali.

La Villa, tutelata dall’Unesco dal 1997, è appartenuta ad un esponente dell’aristocrazia senatoria romana, forse un governatore di Roma  (Praefectus Urbi); secondo alcuni studiosi fu, invece, costruita e ampliata su diretta committenza imperiale. Per la sua bellezza e complessità, può considerarsi  uno degli esempi più significativi di dimora di rappresentanza rispetto ad altri coevi dell’Occidente romano. L’alto profilo del suo committente viene celebrato, in modo eloquente, attraverso un programma iconografico, stilisticamente influenzato dalla cultura africana, che si dispiega, con ricchezza compositiva, in una moltitudine di ambienti a carattere pubblico e privato.

La Villa Tardoantica

Il latifondo

 

Posta in una valle appena lambita dal fiume Gela, la Villa romana del Casale costituisce la “pars dominica” di un più vasto latifondo incentrato sulla mansio posta in contrada Sofiana. Il latifondo pertinente alla villa padronale, citato nell’ Itinerarium Antonini, prende il nome di Filosofiana.  Dopo un iniziale abbandono delle campagne avvenuto tra il I e il III sec d.C., il Praedium diviene centro organizzativo durante la ripresa della politica agraria in Sicilia, a seguito della fondazione di Costantinopoli.

 

Le funzioni della villa nel IV sec d.C.

 

Il ruolo centrale assunto dalla campagna, nel quadro economico del tempo, comporta che le ville non siano più considerate lucreziani templa serena, luoghi suburbani riservati solo a brevi periodi di otium, ma anche sede di negotium, vivi centri di interesse e di attività economica; l’otium negotiosum, che riguarda il lavoro dei campi e la sfera di produzione, convive ora con gli otia che accompagnano le attività intellettuali e la meditazione filosofica. Tale tesi viene avvalorata dal ritrovamento della pars rustica della villa, sul lato ovest del piazzale d’ingresso, con i resti di una sala tripartita da pilastri e di un secondo ambiente, a sud di questa, individuabili entrambi come magazzini per il deposito dei prodotti agricoli.

 

Le molte sale di ricevimento e di rappresentanza riflettono l’esigenza della villa tardo antica di soddisfare diverse funzioni e di avere spazi per gestire le attività del dominus e della villa; così, al negotium, si affianca anche l’officium, con le attività amministrative. Tutto ciò trasforma la villa romana tardoantica in una città in miniatura, attuando un trasferimento del macrocosmo cittadino nel microcosmo suburbano, tanto da fare esclamare a uno storico del V secolo, Olimpiodoro Tebano, che le ville “erano come una città, e che anzi contenevano mille città” (framm. 57).

 

La struttura, i suoi assi

 

La villa del Casale si adagia sulle pendici del monte Mangone e si articola su tre grandi livelli, che ricalcano la natura del terreno: a partire dall’ingresso monumentale e dalle terme, si sale di un livello al peristilio, fino a salire ancora nell’ambulacro della “grande caccia” e nella basilica; in particolare il pavimento dell’aula basilicale, che si trova a ridosso del monte, è leggermente inclinato poiché segue la pendenza del suolo.

 

È interessante notare che, per quanto la struttura si adatti all’ambiente, essa tenda a chiudere gli spazi, piuttosto che ad aprirli verso l’esterno: percorrendo la villa non si incontrano  sbocchi sul paesaggio e i portici che la attraversano sono rivolti verso l’interno.

 

Tale “introversione” è favorita anche dalla non-assialità degli ambienti. Il palazzo di Diocleziano a Spalato, con la sua perfetta organizzazione simmetrica rappresenta una struttura proporzionale e inquadrata. La Villa del Casale, invece, ad un primo sguardo sembra una composizione disorganica.

 

In realtà, grazie ad un’attenta osservazione strutturale, si può individuare una logica interna alla creazione dell’edificio. Salvatore Settis ha riconosciuto quattro nuclei costitutivi:
– ingresso monumentale;
– peristilio quadrangolare e ambienti che si raccolgono attorno ad esso;
– terme;
– peristilio ovoidale e sala triabsidata.

 

La particolarità della Villa del Casale è data anche dal raddoppiamento del peristilio, infatti il  portico ovoidale risulta una struttura alternativa rispetto a quello quadrangolare. Entrambi sono accomunati da un andamento ascendente poiché conducono alle sale più fastose e importanti della residenza.

 

Pubblico e privato

 

Una villa di tale magnificenza riflette tutta la complessità della vita e delle attività di un personaggio di altissimo rango nel tardo impero. In essa infatti si possono rintracciare differenti percorsi, alcuni dal carattere pubblico, altri privato.

 

Il percorso più ufficiale è certamente quello che dall’ingresso monumentale, attraverso il vestibolo e la parte sud del peristilio quadrangolare, conduce all’ambulacro della “grande caccia” e quindi alla basilica, luogo pubblico di ricevimento. La sequenza peristilio-ambulacro-basilica generalmente connota i palazzi imperiali, ma non è loro esclusiva, infatti è ravvisabile anche in ville private come la villa di Patti in Sicilia.

 

Il peristilio e l’ambulacro mettono in comunicazione anche gli ambienti di servizio e gli appartamenti del dominus, che invece sono parte del percorso privato. Per questo è utile sottolineare che la distinzione tra pubblico e privato nella villa non è così netta. Gli studi recenti hanno rilevato come il termine privato non corrisponda allo stesso concetto nel mondo latino. Si può parlare infatti di ambienti “riservati” a ospiti selezionati. Così il peristilio ovoidale e la sala triabsidata possono essere considerati pars privata: non perché destinati unicamente all’uso del dominus, ma in quanto  luogo lussuoso tenuto in serbo per ospiti ed eventi rilevanti. Infine, si trovano ambienti con una doppia valenza, come le terme, spazio sia pubblico che privato, dotate sia di un accesso dall’interno della villa che dall’esterno.

 

La decorazione e i suoi significati

 

La principale ricchezza della Villa del Casale risiede ancora oggi nel suo magnifico apparato decorativo. I marmi in opus sectile che originariamente decoravano le pareti e il pavimento della basilica suggeriscono l’importanza e l’ufficialità dell’ambiente.

 

In particolare i mosaici, che adornano ancora quasi tutte le sale, rappresentano una notevolissima rassegna di iconografie tipiche della fine del III e prima metà del IV secolo. È in dubbio se essi siano stati eseguiti nel medesimo periodo, poiché sono rilevabili differenze stilistiche tra le figurazioni del triclinio triabsidato e quelle del resto della residenza.

 

Tra i soggetti raffigurati nei tappeti musivi si possono distinguere diversi temi. Sono particolarmente interessanti le scene “realistiche” che celebrano la figura del dominus, padrone di casa, come il mosaico dell’adventus nel vestibolo e la “piccola caccia”, o che richiamano Roma e i suoi spettacoli circensi, come il mosaico della “grande caccia” e la corsa delle quadrighe nella palestra.

 

Anche nelle scene mitologiche troviamo una continuità tematica: nell’apoteosi di Ercole che sconfigge i giganti, nella figura di Orfeo che doma gli animali terrestri e di Arione che ammansisce quelli marini, si legge ancora un’esaltazione eroica del committente tramite immagini di trionfo della ragione e della virtù sulle forze selvagge della natura.

 

Infine, le scene di genere, come i busti raffiguranti le stagioni, o gli xenia, doni ospitali di frutta, uccelli o pesci, insieme alle numerose scene con eroti pescatori e vendemmianti, si inseriscono nel cosiddetto “ciclo dei latifondi” finalizzati anch’essi dalla celebrazione del dominus attraverso la manifestazione della ricchezza e della produttività della sua terra.

Il latifondo

 

Posta in una valle appena lambita dal fiume Gela, la Villa romana del Casale costituisce la “pars dominica” di un più vasto latifondo incentrato sulla mansio posta in contrada Sofiana. Il latifondo pertinente alla villa padronale, citato nell’ Itinerarium Antonini, prende il nome di Filosofiana.  Dopo un iniziale abbandono delle campagne avvenuto tra il I e il III sec d.C., il Praedium diviene centro organizzativo durante la ripresa della politica agraria in Sicilia, a seguito della fondazione di Costantinopoli.

 

Le funzioni della villa nel IV sec d.C.

 

Il ruolo centrale assunto dalla campagna, nel quadro economico del tempo, comporta che le ville non siano più considerate lucreziani templa serena, luoghi suburbani riservati solo a brevi periodi di otium, ma anche sede di negotium, vivi centri di interesse e di attività economica; l’otium negotiosum, che riguarda il lavoro dei campi e la sfera di produzione, convive ora con gli otia che accompagnano le attività intellettuali e la meditazione filosofica. Tale tesi viene avvalorata dal ritrovamento della pars rustica della villa, sul lato ovest del piazzale d’ingresso, con i resti di una sala tripartita da pilastri e di un secondo ambiente, a sud di questa, individuabili entrambi come magazzini per il deposito dei prodotti agricoli.

 

Le molte sale di ricevimento e di rappresentanza riflettono l’esigenza della villa tardo antica di soddisfare diverse funzioni e di avere spazi per gestire le attività del dominus e della villa; così, al negotium, si affianca anche l’officium, con le attività amministrative. Tutto ciò trasforma la villa romana tardoantica in una città in miniatura, attuando un trasferimento del macrocosmo cittadino nel microcosmo suburbano, tanto da fare esclamare a uno storico del V secolo, Olimpiodoro Tebano, che le ville “erano come una città, e che anzi contenevano mille città” (framm. 57).

 

La struttura, i suoi assi

 

La villa del Casale si adagia sulle pendici del monte Mangone e si articola su tre grandi livelli, che ricalcano la natura del terreno: a partire dall’ingresso monumentale e dalle terme, si sale di un livello al peristilio, fino a salire ancora nell’ambulacro della “grande caccia” e nella basilica; in particolare il pavimento dell’aula basilicale, che si trova a ridosso del monte, è leggermente inclinato poiché segue la pendenza del suolo.

 

È interessante notare che, per quanto la struttura si adatti all’ambiente, essa tenda a chiudere gli spazi, piuttosto che ad aprirli verso l’esterno: percorrendo la villa non si incontrano  sbocchi sul paesaggio e i portici che la attraversano sono rivolti verso l’interno.

 

Tale “introversione” è favorita anche dalla non-assialità degli ambienti. Il palazzo di Diocleziano a Spalato, con la sua perfetta organizzazione simmetrica rappresenta una struttura proporzionale e inquadrata. La Villa del Casale, invece, ad un primo sguardo sembra una composizione disorganica.

 

In realtà, grazie ad un’attenta osservazione strutturale, si può individuare una logica interna alla creazione dell’edificio. Salvatore Settis ha riconosciuto quattro nuclei costitutivi:
– ingresso monumentale;
– peristilio quadrangolare e ambienti che si raccolgono attorno ad esso;
– terme;
– peristilio ovoidale e sala triabsidata.

 

La particolarità della Villa del Casale è data anche dal raddoppiamento del peristilio, infatti il  portico ovoidale risulta una struttura alternativa rispetto a quello quadrangolare. Entrambi sono accomunati da un andamento ascendente poiché conducono alle sale più fastose e importanti della residenza.

 

Pubblico e privato

 

Una villa di tale magnificenza riflette tutta la complessità della vita e delle attività di un personaggio di altissimo rango nel tardo impero. In essa infatti si possono rintracciare differenti percorsi, alcuni dal carattere pubblico, altri privato.

 

Il percorso più ufficiale è certamente quello che dall’ingresso monumentale, attraverso il vestibolo e la parte sud del peristilio quadrangolare, conduce all’ambulacro della “grande caccia” e quindi alla basilica, luogo pubblico di ricevimento. La sequenza peristilio-ambulacro-basilica generalmente connota i palazzi imperiali, ma non è loro esclusiva, infatti è ravvisabile anche in ville private come la villa di Patti in Sicilia.

 

Il peristilio e l’ambulacro mettono in comunicazione anche gli ambienti di servizio e gli appartamenti del dominus, che invece sono parte del percorso privato. Per questo è utile sottolineare che la distinzione tra pubblico e privato nella villa non è così netta. Gli studi recenti hanno rilevato come il termine privato non corrisponda allo stesso concetto nel mondo latino. Si può parlare infatti di ambienti “riservati” a ospiti selezionati. Così il peristilio ovoidale e la sala triabsidata possono essere considerati pars privata: non perché destinati unicamente all’uso del dominus, ma in quanto  luogo lussuoso tenuto in serbo per ospiti ed eventi rilevanti. Infine, si trovano ambienti con una doppia valenza, come le terme, spazio sia pubblico che privato, dotate sia di un accesso dall’interno della villa che dall’esterno.

 

La decorazione e i suoi significati

 

La principale ricchezza della Villa del Casale risiede ancora oggi nel suo magnifico apparato decorativo. I marmi in opus sectile che originariamente decoravano le pareti e il pavimento della basilica suggeriscono l’importanza e l’ufficialità dell’ambiente.

 

In particolare i mosaici, che adornano ancora quasi tutte le sale, rappresentano una notevolissima rassegna di iconografie tipiche della fine del III e prima metà del IV secolo. È in dubbio se essi siano stati eseguiti nel medesimo periodo, poiché sono rilevabili differenze stilistiche tra le figurazioni del triclinio triabsidato e quelle del resto della residenza.

 

Tra i soggetti raffigurati nei tappeti musivi si possono distinguere diversi temi. Sono particolarmente interessanti le scene “realistiche” che celebrano la figura del dominus, padrone di casa, come il mosaico dell’adventus nel vestibolo e la “piccola caccia”, o che richiamano Roma e i suoi spettacoli circensi, come il mosaico della “grande caccia” e la corsa delle quadrighe nella palestra.

 

Anche nelle scene mitologiche troviamo una continuità tematica: nell’apoteosi di Ercole che sconfigge i giganti, nella figura di Orfeo che doma gli animali terrestri e di Arione che ammansisce quelli marini, si legge ancora un’esaltazione eroica del committente tramite immagini di trionfo della ragione e della virtù sulle forze selvagge della natura.

 

Infine, le scene di genere, come i busti raffiguranti le stagioni, o gli xenia, doni ospitali di frutta, uccelli o pesci, insieme alle numerose scene con eroti pescatori e vendemmianti, si inseriscono nel cosiddetto “ciclo dei latifondi” finalizzati anch’essi dalla celebrazione del dominus attraverso la manifestazione della ricchezza e della produttività della sua terra.

Il latifondo

 

Posta in una valle appena lambita dal fiume Gela, la Villa romana del Casale costituisce la “pars dominica” di un più vasto latifondo incentrato sulla mansio posta in contrada Sofiana. Il latifondo pertinente alla villa padronale, citato nell’ Itinerarium Antonini, prende il nome di Filosofiana.  Dopo un iniziale abbandono delle campagne avvenuto tra il I e il III sec d.C., il Praedium diviene centro organizzativo durante la ripresa della politica agraria in Sicilia, a seguito della fondazione di Costantinopoli.

 

Le funzioni della villa nel IV sec d.C.

 

Il ruolo centrale assunto dalla campagna, nel quadro economico del tempo, comporta che le ville non siano più considerate lucreziani templa serena, luoghi suburbani riservati solo a brevi periodi di otium, ma anche sede di negotium, vivi centri di interesse e di attività economica; l’otium negotiosum, che riguarda il lavoro dei campi e la sfera di produzione, convive ora con gli otia che accompagnano le attività intellettuali e la meditazione filosofica. Tale tesi viene avvalorata dal ritrovamento della pars rustica della villa, sul lato ovest del piazzale d’ingresso, con i resti di una sala tripartita da pilastri e di un secondo ambiente, a sud di questa, individuabili entrambi come magazzini per il deposito dei prodotti agricoli.

 

Le molte sale di ricevimento e di rappresentanza riflettono l’esigenza della villa tardo antica di soddisfare diverse funzioni e di avere spazi per gestire le attività del dominus e della villa; così, al negotium, si affianca anche l’officium, con le attività amministrative. Tutto ciò trasforma la villa romana tardoantica in una città in miniatura, attuando un trasferimento del macrocosmo cittadino nel microcosmo suburbano, tanto da fare esclamare a uno storico del V secolo, Olimpiodoro Tebano, che le ville “erano come una città, e che anzi contenevano mille città” (framm. 57).

 

La struttura, i suoi assi

 

La villa del Casale si adagia sulle pendici del monte Mangone e si articola su tre grandi livelli, che ricalcano la natura del terreno: a partire dall’ingresso monumentale e dalle terme, si sale di un livello al peristilio, fino a salire ancora nell’ambulacro della “grande caccia” e nella basilica; in particolare il pavimento dell’aula basilicale, che si trova a ridosso del monte, è leggermente inclinato poiché segue la pendenza del suolo.

 

È interessante notare che, per quanto la struttura si adatti all’ambiente, essa tenda a chiudere gli spazi, piuttosto che ad aprirli verso l’esterno: percorrendo la villa non si incontrano  sbocchi sul paesaggio e i portici che la attraversano sono rivolti verso l’interno.

 

Tale “introversione” è favorita anche dalla non-assialità degli ambienti. Il palazzo di Diocleziano a Spalato, con la sua perfetta organizzazione simmetrica rappresenta una struttura proporzionale e inquadrata. La Villa del Casale, invece, ad un primo sguardo sembra una composizione disorganica.

 

In realtà, grazie ad un’attenta osservazione strutturale, si può individuare una logica interna alla creazione dell’edificio. Salvatore Settis ha riconosciuto quattro nuclei costitutivi:
– ingresso monumentale;
– peristilio quadrangolare e ambienti che si raccolgono attorno ad esso;
– terme;
– peristilio ovoidale e sala triabsidata.

 

La particolarità della Villa del Casale è data anche dal raddoppiamento del peristilio, infatti il  portico ovoidale risulta una struttura alternativa rispetto a quello quadrangolare. Entrambi sono accomunati da un andamento ascendente poiché conducono alle sale più fastose e importanti della residenza.

 

Pubblico e privato

 

Una villa di tale magnificenza riflette tutta la complessità della vita e delle attività di un personaggio di altissimo rango nel tardo impero. In essa infatti si possono rintracciare differenti percorsi, alcuni dal carattere pubblico, altri privato.

 

Il percorso più ufficiale è certamente quello che dall’ingresso monumentale, attraverso il vestibolo e la parte sud del peristilio quadrangolare, conduce all’ambulacro della “grande caccia” e quindi alla basilica, luogo pubblico di ricevimento. La sequenza peristilio-ambulacro-basilica generalmente connota i palazzi imperiali, ma non è loro esclusiva, infatti è ravvisabile anche in ville private come la villa di Patti in Sicilia.

 

Il peristilio e l’ambulacro mettono in comunicazione anche gli ambienti di servizio e gli appartamenti del dominus, che invece sono parte del percorso privato. Per questo è utile sottolineare che la distinzione tra pubblico e privato nella villa non è così netta. Gli studi recenti hanno rilevato come il termine privato non corrisponda allo stesso concetto nel mondo latino. Si può parlare infatti di ambienti “riservati” a ospiti selezionati. Così il peristilio ovoidale e la sala triabsidata possono essere considerati pars privata: non perché destinati unicamente all’uso del dominus, ma in quanto  luogo lussuoso tenuto in serbo per ospiti ed eventi rilevanti. Infine, si trovano ambienti con una doppia valenza, come le terme, spazio sia pubblico che privato, dotate sia di un accesso dall’interno della villa che dall’esterno.

 

La decorazione e i suoi significati

 

La principale ricchezza della Villa del Casale risiede ancora oggi nel suo magnifico apparato decorativo. I marmi in opus sectile che originariamente decoravano le pareti e il pavimento della basilica suggeriscono l’importanza e l’ufficialità dell’ambiente.

 

In particolare i mosaici, che adornano ancora quasi tutte le sale, rappresentano una notevolissima rassegna di iconografie tipiche della fine del III e prima metà del IV secolo. È in dubbio se essi siano stati eseguiti nel medesimo periodo, poiché sono rilevabili differenze stilistiche tra le figurazioni del triclinio triabsidato e quelle del resto della residenza.

 

Tra i soggetti raffigurati nei tappeti musivi si possono distinguere diversi temi. Sono particolarmente interessanti le scene “realistiche” che celebrano la figura del dominus, padrone di casa, come il mosaico dell’adventus nel vestibolo e la “piccola caccia”, o che richiamano Roma e i suoi spettacoli circensi, come il mosaico della “grande caccia” e la corsa delle quadrighe nella palestra.

 

Anche nelle scene mitologiche troviamo una continuità tematica: nell’apoteosi di Ercole che sconfigge i giganti, nella figura di Orfeo che doma gli animali terrestri e di Arione che ammansisce quelli marini, si legge ancora un’esaltazione eroica del committente tramite immagini di trionfo della ragione e della virtù sulle forze selvagge della natura.

 

Infine, le scene di genere, come i busti raffiguranti le stagioni, o gli xenia, doni ospitali di frutta, uccelli o pesci, insieme alle numerose scene con eroti pescatori e vendemmianti, si inseriscono nel cosiddetto “ciclo dei latifondi” finalizzati anch’essi dalla celebrazione del dominus attraverso la manifestazione della ricchezza e della produttività della sua terra.

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