IL PAESAGGIO

 

Sei freschi e rumorosi torrenti scendono giu’ dai Monti Nebrodi, l’uno a fianco all’altro, scorrendo ciascuno nella sua breve e tortuosa valle. Giunti in basso, due opposte direzioni li aspettano: il Cuto’, il Martello, la Saracena, si raccolgono nell’ampio incavo fra la catena dei Nebrodi ed il massiccio dell’Etna e piegano verso occidente, formando il fiume Simeto, che si getta  a mare a sud di Catania. Il Flascio, l’Alcantara ed il Favoscuro, giunti nel fondovalle, confluiscono in un unico fiume, che si chiama ancora Alcantara, e scorrono verso oriente e quindi verso il mare, per raggiungerlo poco a sud di Giardini Naxos.

 

 

Due fiumi, ma un’unica ampia valle, con monti da un lato, i freschi e boscosi Nebrodi e monti dall’altro, o meglio “la Montagna” per antonomasia: l’Etna. Questo e’ il territorio che ospita lungo il fondovalle, o a un dipresso da esso, le cittadine di Bronte, Maniace, Maletto e Randazzo e che fa si che esse siano un’ottima base per escursioni, sia in auto, sia a piedi, per chi ama l’ambiente di media montagna.

 

– LA STORIA, L’ARCHITETTURA

 

Il territorio, dal punto di vista storico, ha un inconfondibile sapore: quello del Medioevo e dell’Evo Moderno, perch?er secoli la principale via di comunicazione con cui da Palermo ci si recava nella Sicilia Orientale, passava da queste contrade. Dopo essere transitata dalle Petralie, Gangi, Nicosia e Troina, la regia trazzera scendeva nel fondovalle del fiume Simeto, non lontano da Bronte, e cola’ si biforcava: chi doveva recarsi a Messina, proseguiva per Randazzo e seguiva la valle dell’Alcantara fino a giungere sulla costa ionica. Chi doveva andare a Catania, piegava verso destra e, via Adrano e Paterno’, si portava a sud dell’Etna. Questo percorso fu in specie utilizzato a partire dall’XI secolo, con l’avvento della dominazione normanna in Sicilia, fino al XVII secolo, quando fu

progressivamente abbandonato in favore di altre vie di comunicazione. Naturale quindi che esso conservi il “segno” di quei secoli: un’abbazia di fondazione normanna, S. Maria di Maniace,  conosciuta anche come “Castello di Nelson”, una citta’ anch’essa di impronta medioevale, Randazzo, un maniero diruto e misconosciuto,  il Castello di Torremuzza, le tracce dei tanti casali che nel Cinquecento furono forzosamente costretti a fondersi per formare la citta’ di Bronte e che oggi si intuiscono con estrema difficolta’ in un gruppo di case, in una chiesa campestre, in un cumulo di ruderi. Il territorio di Bronte e’ legato anche alle vicende storiche della ducea di Nelson. Fascinosi e ricchi di reconditi significati anche i toponimi (Serra del Re, m 1757, Serra di Trearie, m 1611, M. Gorgo Secco, m 1507, Foresta Vecchia, Fiume della Saracena). La presenza secolare dell’uomo ci ha lasciato qualche grande e

antica masseria, debitamente fortificata e qualche piccola cappella nascosta fra le pieghe dei monti, cara al culto locale.

 

 

– ESCURSIONI NATURALISTICHE

 

I Nebrodi catanesi, propaggini di un piu’ ampio Parco regionale, sono caratterizzati da splendidi boschi, ricchi di torrenti, di piccoli laghi e di stagni, denominati “margi”. Essi offrono un paesaggio montano assolutamente diverso da quello etneo, proprio per via dell’abbondanza d’acqua che li contraddistingue e che manca sull’Etna. Numerose sono le escursioni possibili, inoltrandosi con l’auto nelle valli trasversali rispetto alla catena principale dei Nebrodi, tutte percorse da strette stradine che portano inevitabilmente al confine del Demanio Forestale, protetto dall’omonima Azienda. Da li’, zaino in spalla, si puo’ giungere in luoghi deliziosi quali il Lago di Trearie, l’Obelisco di Nelson, la Masseria di S. Maria del Bosco.

 

Se si volge invece verso sud, dalla parte opposta, numerosi punti di accesso consentono di avvicinarsi al massiccio etneo, anch’esso protetto da un Parco regionale, in un versante integro e caratterizzato da boschi di querce e roverelle e, piu’ in alto, di faggi. Lasciata l’auto ai margini della zona chiusa al traffico motorizzato, si puo’ raggiungere la pista altomontana dell’Etna e da qui ci si puo’ muovere in entrambe le direzioni; i piu’ allenati possono giungere fino all’affascinante Grotta del Gelo, minuscolo, sotterraneo,  ghiacciaio perenne. Nel fondovalle si trova anche una zona umida ricca di fauna selvatica, il lago della Gurrida, raro esempio di bacino lacustre formatosi per lo sbarramento di un corso d’acqua da parte di una colata lavica.

 

– ITINERARI ENOGASTRONOMICI

 

Il territorio risente della tradizione culinaria delle montagne del messinese, legata all’uso della carne in generale e a quella dell’agnello “castrato” in particolare. Eccellenti i funghi, dei quali sono presenti tutte le migliori specie, sia sul versante nebrodense, sia su quello etneo. A Bronte, patria del pistacchio, alcune pasticcerie hanno sviluppato numerose preparazioni che lo contengono come ingrediente di base, fra cui anche una crema spalmabile che si pone in concorrenza con la piu’ nota crema piemontese a base di cacao e nocciole.

 

Nella tarda primavera, Maletto diventa regina delle fragole e offre una sagra nella seconda domenica di giugno. Il versante etneo ed il fondovalle ospitano ampie superfici coltivate a vigna con produzione di un ottimo “rosso”, per il quale diverse aziende vinicole hanno ottenuto la denominazione d’origine controllata.

 

 

 

– Bronte

 

(m. 760, ab. 18.500) pur sorgendo in un sito abitato sin dalla preistoria, nacque ufficialmente durante il dominio dello Imperatore Carlo V, che volle che vi confluissero una dozzina di casali sparsi nel circondario. Reca il nome mitico, che significa “tuono”, di uno dei tre fabbri ciclopi, che costruivano i fulmini per Giove nella loro officina posta sotto il Monte Etna. Da visitare il Santuario dell’Annunziata e la Chiesa Madre e, appena fuori dal centro, la Masseria Lombardo che ospita il Museo dell’antica civilta’ locale. Un po’ piu’ lontano, poche centinaia di metri dopo il Ponte della Ca’ntera, che consente di affacciarsi sulle forre laviche del Simeto, meritano una visita l’antico – e abbandonato – ponte di Serravalle ed il vicino omonimo caseggiato, impreziosito da una cappella con un minuscolo campanile.

Un po’ oltre, il Castello di Torremuzza, mentre percorrendo la strada che costeggia il Simeto in direzione sud, si potra’ ammirare una possente parete lavica, formatasi a seguito di un’antica eruzione dell’Etna, che presenta, con straordinaria abbondanza, il fenomeno dei basalti colonnari. Suggestiva e’ anche la vista dei campi coltivati a pistacchio, un alberello capace di crescere abbarbicato su terreni lavici, ruvidi e scoscesi.

 

 

– Maniace

 

(m. 642, ab. 3.500) non e’ un centro abitato omogeneo, ma un aggregato di giovani frazioni sparse in un ampio territorio, recentemente promosse a Comune. Essa pero’ sfoggia nel suo territorio una perla architettonica, rappresentata dall’Abbazia di Maniace, fondata dall’omonimo generale bizantino nel 1040, lungo il fiume dove egli aveva sconfitto in battaglia i Saraceni, da cui il nome del fiume, e poi rifondata  dalla regina Margherita di Navarra nel 1173. Nel 1799 l’Abbazia fu donata dal re Ferdinando di Borbone all’ammiraglio Orazio Nelson, per riconoscenza, e prese il nome di castello. Oggi e’ di proprieta’ comunale e dunque fruibile dal pubblico.

 

– Maletto

 

(m. 960, ab. 4.000) offre una piacevole passeggiata alla base dei ruderi della torre fortificata, detta “castello” e lungo le stradine del vicino quartiere medievale. Notevoli la fontana dello “sghiccio”, il palazzo baronale di Via Umberto e le antiche case di Via Ospizio. Una visita va fatta alle Chiese di S. Antonio di Padova, di S. Michele Arcangelo ed alla Chiesa Madre.

 

 

– Randazzo

 

(m. 765, ab. 11.200) visse secoli fulgidi fra l’XI ed il XVI secolo e di quell’epoca conserva numerose vestigia. Fu divisa storicamente in tre quartieri, quello latino attorno alla Chiesa di S. Maria, quello bizantino, attorno alla Chiesa di S. Nicolo’ e quello lombardo attorno a S. Martino. Queste chiese costituiscono ancora gli elementi di maggior pregio della citta’ assieme al Castello svevo. Meritano una visita il Museo di Scienze Naturali, con una importante collezione ornitologica, il Museo Archeologico “Paolo Vagliasindi” e quello dei Pupi siciliani.

 

 

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