IL PAESAGGIO

Se da Catania si percorre la S.S. 417, nota come “Catania – Gela”, dopo aver attraversato la “piana” e superato i fiumi Simeto, Dittaino e Gornalunga, ci si introduce in una vallata, che dal modesto fiumicello che vi scorre, prende il nome di Valle dei Margi. Man mano che si procede, si percepisce con chiarezza che la valle sta per chiudersi e che la superstrada dovra’ superare un valico. In prossimita’ di esso, distesa sulla sella che separa due bacini idrografici, sorge Caltagirone. La sella congiunge due gruppi montuosi ben diversi l’uno dall’altro: a sinistra gli Iblei, a destra gli Erei, questi ultimi monti dai confini non ben definiti, costituiscono buona parte della limitrofa provincia di Enna.La contiguita’ con un’area intensamente abitata nell’antichita’, ha fatto si’ che essi venissero, nei secoli, depauperati del loro manto arboreo originale e che oggi si presentino nudi e talvolta pietrosi, ma non privi, per questo, di un fascino particolare, in specie nelle stagioni intermedie, quando le loro creste si coprono di un velo verde, punteggiato da variopinte fioriture di essenze selvatiche.
LA STORIA, L’ARCHITETTURA

Il valico su cui sorge Caltagirone fu gia’ in epoca greca, e poi in quella romana, luogo di transito fondamentale per il collegamento della piana di Catania, ai cui margini sorgevano gia’ le citta’ di Catania e Lentini ed il litorale meridionale di Sicilia, con le ricche citta’ di Gela e Agrigento. Naturale quindi che la Valle dei Margi sia entrata nella storia, con tanti insediamenti, ubicati d’ambo i lati del piccolo fiume, che ci hanno lasciato minuti siti archeologici, in parte ancora insufficientemente esplorati. La parte del leone fu fatta, invece, proprio dalla citta’ posta sul valico, Caltagirone, che crebbe in popolazione e potenza, fino a raggiungere grande notorieta’ in epoca normanna.Citta’ “baronessa”, fu autonoma, proprietaria di un ampio feudo verso il canale di Sicilia, corrispondente all’attuale area del Bosco di Santo Pietro e di un altro ai margini della Piana di Catania, corrispondente all’attuale area comunale di Castel di Iudica. La storia e l’architettura si concentrano quindi in quello che, a buon diritto, e’ considerato il capoluogo del “calatino”.
ESCURSIONI NATURALISTICHE

Gli Erei catanesi, poco frequentati per escursioni naturalistiche, possono invece riservare delle gradevoli sorprese: il lago dell’Ogliastro, la Montagna della Ganzaria, la Montagna di Ramacca, M. Turcisi e M. Iudica possono impegnare piacevolmente i buoni camminatori, offrendo ampi panorami e la scoperta, sulle cime o nei pressi, di siti preistorici o medievali. Una citazione a parte merita il Bosco di Santo Pietro, dell’estensione di circa 20 chilometri quadrati, costituito quasi totalmente da grandi sughere e da lecci misti a sughere. Ricchissimo il novero di essenze aromatiche, piu’ frequenti nelle aree scoperte e di arbusti e splendide piante selvatiche dai fiori variopinti, che ne costituiscono il sottobosco.
ITINERARI ENOGASTRONOMICI

A Ramacca deve essere acquistata una forma di pane, dallo straordinario sapore e capace di mantenere a lungo la sua fragranza e va cercata, nella giusta stagione, la ricotta, da assaggiare possibilmente presso le stesse “masserie” ove viene prodotta. Sempre a Ramacca viene dedicata al carciofo un’apposita sagra. A S. Cono (m. 525, ab. 3.000) si gustano i fichidindia e la mostarda che con il loro succo si prepara. A Castel di Iudica (m. 450, ab. 4.700), ma anche negli altri centri del comprensorio, si trovano gli ortaggi piu’ genuini della provincia. Raddusa (m. 350, ab. 3.500) puo’ considerarsi la capitale provinciale del grano e festeggia anch’essa, ogni anno, la cerimonia della mietitura.Mazzarrone (m. 285, ab. 3.700) propone un’ottima uva da tavola, mentre a S. Michele di Ganzaria si puo’ cercare il “chiullo”, una sorta di polenta ricavata dalla farina della cicerchia e un pane al cui impasto sono stati aggiunti dei fichi secchi.

 

Caltagirone

(m. 608, ab. 37.400) offre al visitatore una duplice attrattiva: un centro storico ricco di edifici di grande rilevanza architettonica ed un gran numero di botteghe dove si espongono e si vendono i manufatti della pregiata ceramica locale. Il Duomo, le Chiese di S. Chiara, S. Francesco di Assisi, S. Giacomo, S. Giorgio e S. Maria di Gesu’ meritano una visita per l’architettura e per le opere d’arte ivi conservate. Parimenti deve essere compiuta la piccola fatica di risalire la scala di S. Maria del Monte, dalle alzate rivestite con maiolica policroma e quadrotti di lava nerissima, che conduce alla omonima Chiesa. Nella Chiesa e nel Convento dei Cappuccini si trova anche una piccola ma pregevole pinacoteca. Gli amanti della ceramica non riusciranno facilmente a staccarsi dalle vetrine delle botteghe artigiane che espongono piatti, vasi,lucerne di alto livello artistico, talvolta con gli stessi disegni e colori adoperati nei secoli passati. Vasta e affascinante la produzione di figure umane, di personaggi del presepe e di animali. La conoscenza della storia della ceramica, puo’ essere ampliata presso il Museo Regionale ad essa dedicato, mentre il Museo Civico custodisce  reperti archeologici ed oggetti d’arte. Una Galleria Civica di arte contemporanea e’ ubicata presso l’ex Ospedale delle Donne.

 

S. Michele di Ganzaria

(m. 490, ab. 4.800) propone una passeggiata lungo le vie Umberto, Roma e dei Greci, per osservarne alcuni edifici o monumenti di pregio, fra i quali primeggia la Chiesa Madre, mentre Mirabella Imbaccari (m. 518, ab. 6.300) ci ricorda il suo passato di citta’ infeudata, con il Palazzo Biscari ed offre un artigianato particolare: il tombolo. Presso il Municipio di Ramacca (m. 270, ab. 10.500) e’ ospitato un piccolo ma curato Museo Archeologico.

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