Indirizzo : Via Alimena 7
Provincia : Catania  Comune : Aci Catena
Tel. : 095877169 – fax 095877169

Orari ingresso : Da lunedì a sabato dalle 9.00 alle 19.00. Prima domenica del mese dalle 9.00 alle 13.00. Altre domeniche e festivi chiusura
Biglietto singolo intero : Gratuito
Biglietto singolo ridotto: Gratuito

 
Dipendente da
open Soprintendenza BB.CC.AA. di Catania

Nel settembre 2010 è stato istituito il Parco archeologico della Valle dell’Aci che tra le sue competenze prioritarie ha la pertinenza dell’area archeologica di Santa Venera al Pozzo, luogo baricentrico del Parco ed elemento  estremamente significativo dal punto di vista storico-monumentale e paesaggistico  che  nell’antichità dialogava con altri siti altrettanto importanti  distribuiti nelle aree limitrofe, come  quello per esempio di Casalrosato di età imperiale o l’insediamento di Capomulini sulla costa.
Il sito è  attualmente costituito da un’area demaniale di circa nove ettari, su cui insistono  i resti di un impianto termale di epoca romana, un sistema di ambienti presumibilmente  di origine greca  successivamente trasformato in età romana in impianto industriale con la costruzione di fornaci per la produzione di  laterizi per costruzioni e vasellame per uso comune ed una piccola chiesa dedicata al culto di Santa Venera.

foto aerea

Tra le strutture più moderne che sono state recuperate c’è un impianto di irrigazione che serviva sia un piccolo lavatoio che il sistema di trasporto dell’acqua attraverso una conduttura in laterizi detta saia.

irrigazione

La storia del luogo è lunga e piena di fenomeni sociali, economici, politi e parte da un insediamento di età ellenistica in un’area ricca di sorgenti e corsi d’acqua.
Fin dall’antichità le popolazioni si sono  sempre insediate in prossimità di luoghi dove c’era ricchezza d’acqua e in  questo luogo  vi erano sorgenti di cui una sulfurea.
La presenza nel luogo di enormi quantitativi d’acqua ha determinato nel corso dei secoli la localizzazione nel posto, di strutture che potevano contribuire al suo sfruttamento: le terme , il pozzo, i mulini, le canalizzazioni, l’ospedale  e gli edifici dedicati al culto.
Ancora molto tempo prima del culto di Santa Venera, sotto la “timpa” davanti la facciata principale dell’attuale chiesa dedicata alla Santa, doveva già essere presente un centro cultuale attestato  dal ritrovamento  di statuette fittili legate al culto di Demetra e Kore, divinità protettrici della terra e dell’agricoltura.

testine

Dopo il martirio della Santa (Santa Venera) “gli acitani non furono lenti a rizzarle un devotissimo tempio nel luogo, che si framezza tra le rovine del suo Ospedale e del sudetto Pozzo cue in piè si vidde sin all’anno 1600. “
Ricca la zona che alternava case, vigneti , fondaci  e taverne che assicuravano il ristoro ai viandanti che per scopi commerciali o religiosi percorrevano le disagiate mulattiere in direzione di Randazzo o di Messina.  In mezzo a questa ricca zona  stava l’ospedale di S. Venera. Gli ospedali nascevano a quei tempi come espressione dell’ospitalità ecclesiastica per i poveri e i pellegrini. Dal XII secolo in poi  quando cambia anche il concetto di ospedale , quello presente a S. Venera assolve alle funzioni prettamente curative, sfruttando anche gli effetti terapeutici dell’acqua. Ma  mentre nasceva l’insediamento nella zona della Reitana altri se ne formavano  in prossimità della costa sotto l’altra timpa lungo cui scorrevano le sorgenti d’acqua che arrivavano fino al mare e che dovevano essere difese sia dall’importante struttura  del castello che per molto tempo determina  la localizzazione dell’abitato che  da alcune strutture  come la Torre di S. Anna e quella del Tocco, parti di un sistema che si andava sempre più perfezionando lungo tutta la costa, non distanti dal luogo in esame. In  stretta prossimità al sito di S. Venera al Pozzo  già dal 1300   si coltivava per la produzione  del lino che era tanto diffuso da diventare insieme alla canapa,  e alla seta uno dei prodotti di maggiore importanza del luogo e questo ovviamente richiamava gente da ogni parte facendo del sito  un vero e proprio punto di raccolta.
E’ importante  cercare di comprendere le dinamiche che storicamente hanno dato vita alla formazione di questo territorio che è rimasto aggregato per secoli.
Il piano venne interessato dalla costruzione di una fitta rete di canalizzazioni dell’acqua non sulfurea e dalle costruzioni di grosse canalizzazioni finalizzate all’uso di un sistema di  mulini la  cui costruzione originaria risalirebbe al XIV secolo.
In moltissime occasioni si è avuto modo di dire dell’importanza  che questi luoghi  per la loro ricchezza rivestivano per tutto il territorio dell’antica terra di Aci. Infatti per l’aspetto economico questo luogo venne scelto sin dalla  metà del quattrocento come sito dove doveva svolgersi una fiera che avrebbe raccolto tutte le genti dei luoghi vicini e non,  in  quanto “ franca” quindi importante, perchè  oltre a legittimare gli scambi, accordava privilegi ed esenzioni dalle tasse che favorivano il commercio. La storia di questa fiera è in qualche modo anche la storia di questi luoghi soprattutto nei secoli quindicesimo e sedicesimo, sicuramente la fiera diede ancora più eco all’importanza del sito che venne conosciuto pian piano da mercanti che arrivavano sia da altre parti della Sicilia che anche dal meridione d’italia.
Si tenne nel Piano di Santa Venera certamente sino al 1620 come indica un atto di visita del duca di Carpignano Francesco Lanario che recandosi nei luoghi, conferma come sede della fiera , l’area prossima alla chiesetta della Santa, nel piano delimitato da una timpa che “sta nel mezzo del loco sudetto di Santa Vennira copioso di acqui…et vi sono alcuni casi e fundachi..”
L’area è emergente anche dal punto di vista naturalistico e paesaggistico per la presenza  di alcune specie vegetali originarie nonché alcune specie faunistiche  richiamate proprio dal tipo di vegetazione che è presente in questo luogo.

“Narrano le leggende degli antichi Greci che, in occasione dei festeggiamenti per il matrimonio del dio della terra Zeus con la dea madre Era, al banchetto si presentano tutti gli dei con i loro doni. Gea , dea della terra e delle piante, fa crescere davanti agli occhi della sposa un meraviglioso albero dai frutti d’oro. Era ammira l’albero con i suoi frutti splendenti e ritenendolo particolarmente prezioso lo fa portare nel giardino degli Dei sorvegliato dal serpente a due teste Ladone, che non dorme mai, e curato dalle Esperidi.”

Il restauro dell’area archeologica ha tenuto in particolare attenzione il rispetto del verde già esistente per poter leggere attraverso esso, la storia del paesaggio vegetale, costituito da specie messe a dimora dall’uomo  ( agrumeto e alberi da frutto) e da specie spontanee, arboree ma soprattutto erbacee, tra cui troviamo elementi tipici dell’antico querceto e piante usate nella tradizione popolare a scopo alimentare o terapeutico.
L’area di Santa Venera ancora oggi nonostante l’intensa urbanizzazione nelle zone circostanti, si mostra ai visitatori come un’isola felice dove la campagna sconfina nel mare e la collina si erge a proteggere questo luogo.
Il clima mite, la presenza dell’acqua e l’opera dell’uomo rispettosa di quella della natura, fanno si che la flora e la fauna, si siano riappropriate di quest’area.
Gli ecosistemi sono caratterizzati dalla dinamicità in un contesto di diversità biologica. A Santa Venera al Pozzo la presenza di microhabitat contribuisce a determinare la biodiversità dell’area, particolarmente ricca di forme di vita animale e vegetale. Alla luce di questo, si possono comprendere le motivazioni per cui alcune aree archeologiche hanno un ruolo significativo dal punto di vista naturalistico: esse presentano e preservano al loro interno preziose aree verdi che sfuggite all’espansione urbanistiche, si rilevano importanti rifugi della flora e della fauna.

natura

uccelli

LE TERME
Il territorio compreso tra Reitana, Santa Venera e Capo Mulini è stato  noto sin dall’antichità  per la cospicua presenza di acqua proveniente da sorgenti anche sulfuree.
A testimonianza della ricchezza naturale  del sito e della vitalità dell’insediamento che lì aveva trovato il luogo ideale per svolgere una vita operosa e di benessere, la presenza dei resti di un impianto termale costituiti da due sale destinate a bagni coperte a volta , una leggermente più grande dell’altra. Nelle volte  a botte di entrambe le sale, sono presenti file parallele di fori di sfiato costituiti da tubuli di terracotta incassati nella muratura.
L’aria calda generata nel prefurnium o addirittura proveniente già ad un alta temperatura dalla sorgente stessa  circolava  nell’ipocausto dove si allineavano  pilastrini di  mattoni anulari che sostenevano il pavimento soprastante, il vapore quindi si diffondeva risalendo attraverso condotti incassati nelle pareti. I resti del terzo vano costruito successivamente ai primi due sopravvivono solo nella parte bassa dei muri perimetrali .
L’impianto venne implementato nel tempo di varie pertinenze.
Si evincono due fasi costruttive principali di cui quello descritto apparterrebbe al III-IV secolo d. C. mentre quello più antico dai ritrovamenti sembrerebbe risalire ad un periodo compreso tra il I sec a.C. e il I sec d.C.

terme

terme

LA CASA DEL PITHOS
Nel settore nord-ovest dell’area archeologica si conserva parte di un edificio di età greca, costruito nel IV sec a. C. a ridosso di un corso d ‘acqua , oggi asciutto il cui letto di scorrimento è definito da grandi masi lavici. Fu realizzato in parte scavando la roccia e in parte con muratura a secco di pietrame naturale. Sul piano di calpestio in terra battuta, addossato alla parte orientale della casa, è stato rinvenuto in posto un pithos a corpo ovoidale con prese ad U capovolta. L’acqua del torrente veniva convogliata, all’interno dell’edificio nel pithos attraverso una tubazione di terracotta  in parte incassata nel muro della casa. All’interno sono stati recuperati in due sovrapposti battuti di terra che costituiscono la stratificazione del pavimento, frammenti di vasi e vernice nera a figure rosse dal cui studio si ricava che l’edificio fu usato dalla metà del IV scolo a. C. fino ai primi decenni del III sec a. C.

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L’INSEDIAMENTO ABITATIVO E LO STABILIMENTO INDUSTRIALE
Più a nord delle terme sono presenti i resti di un edificio di cui si possono riconoscere circa trentasette ambienti distinti  di dimensioni tra i 9 e i 32 mq per un’estensione di 1700 mq . Questi ambienti di uso certamente abitativo si poggiavano a loro volta presumibilmente su strutture precedenti abbandonate intorno al 280 a. C.
La loro epoca di costruzione  quindi si può attribuire al periodo successivo a questo.
A sua volta questa costruzione una volta abbandonata venne riutilizzata  all’inizio del IV secolo d.C. come fondamenta  di un impianto per la produzione di vasellame, anfore e laterizi. Anche qui infatti la presenza dell’acqua fu di fondamentale importanza per la scelta del sito su cui doveva essere costruita la fabbrica e il  pozzo per incanalare l’acqua sorgiva.
Restano ben conservate tre fornaci circolari di tipo verticale, alcune vasche per contenere l’argilla, condutture e piani per la sua  lavorazione.

insediamento
LA CHIESA DI SANTA VENERA AL POZZO

La via più importante di collegamento, Consolare Romana che da Messina portava a Siracusa   attraversando tutte le asperità del territorio giungeva fino alla stazione  dove allora pedoni e cavalieri stanchi per il viaggio, trovavano acqua per dissetarsi e accoglienza per dormire.  Ai viandanti  si offriva anche il fascino della sacralità dei luoghi che li induceva a prolungare  la sosta . Sin dall’antichità  qui,  si celebravano festività e riti sacri.
Il sito di Santa Venera, mantenne quindi  il carattere  di luogo di mito e nei secoli prese quello di una religiosità cristiana legata alla devozione della vergine che dopo il suo martirio aveva fatto tanti miracoli  ispirati dalla presenza dell’acqua .
Dai tempi più antichi infatti, all’acqua è sempre stata attribuito un potere curativo di carattere mistico-religioso,  intesa come divinità purificatrice che cura dalle forze malevoli del fato avverso. A questa divinità venivano eretti edifici dedicati al culto della divinità stessa.
A tale funzione si ricollegano in contesti culturali e religiosi  diversi, il tempietto di presumibile epoca romana e la  chiesetta medievale dedicata a S.Venera. Alla Santa venne eretta una piccola chiesa  che nel tempo subì diversi rifacimenti e la sua ricostruzione presumibilmente sullo stesso sito nel 1620, su disposizione del Duca di Carpignano,  di un’altra fabbrica più grande  in cui l’ingresso principale venne ruotato  per volontà popolare che chiedeva di vedere la porta principale della chiesa dal piano dove sin dal 1400 si svolgeva un‘importante fiera.

chiesa

L’ANTIQUARIUM

All’interno dell’area del parco insiste un piccolo antiquarium allestito nella casa Pennisi posta lungo la via Alimena, che ha subito vai interventi di ristrutturazione per poter ospitare il museo.
Lo stato finale dell’edificio deriva da un processo d’aggregazione di unità semplici e di conseguenti ristrutturazioni interne  che hanno sempre tenuto a rispettare la struttura facendole mantenere il carattere di fabbricato rurale come documento dell’edilizia rurale etnea.
Anche l’arredo del museo è stato progettato per non creare quella distanza con l’idea della vecchia residenza di campagna. L’arredo è formato da tre tipi d’espositori: una vetrina alta, una vetrina piana e un pannello separatore, realizzate in legno dipinto verde pistacchio chiaro satinato, colore tipico della tradizione siciliana.
Le scelte museografiche cercano di far rivivere il vecchio modello dei collezionisti del 700 che facevano ricorso a mobili molto semplici in legno simili ai mobili domestici.
Il percorso del museo inizia con le testimonianze più antiche della frequentazione del sito, dall’età preistorica a quella greca.
All’età imperiale romana sono riferibili i resti dell’abitato recentemente individuato e il complesso termale.
La scoperta di un impianto industriale costituito da tre fornaci di età tardo romana è documentata da suppellettili e materiali da costruzione derivati dalla loro produzione.
La vita del centro è documentata da numerosi oggetti rinvenuti nei vari settori indagati, inoltre nella sala III sono esposte le monete rinvenute nelle varie campagne di scavo ordinate cronologicamente da quelle di età greca classica ed ellenistica a quelle di età bizantina, medievale e moderna.

antiquarium

panoramica

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